Cos’è una comunità energetica? Una realtà nuova nel mondo dell’energia sostenibile, di cui abbiamo iniziato a sentir parlare tra il 2020 e il 2021, anno in cui è nata la prima comunità energetica operativa in Italia.

Si tratta di un modo alternativo di organizzare le abitudini quotidiane di acquisto, gestione e condivisione dell’energia, in risposta ai bisogni delle persone e delle comunità. Alla base, una maggior consapevolezza:

  • Ambientale ed ecologica: le comunità energetiche propongono una visione sostenibile dell’energia, secondo regole e parametri orientate a razionalizzare le risorse e a promuovere l’uso di energie rinnovabili.
  • Tecnologica: una delle precondizioni per la nascita delle comunità energetiche è la presenza di tecnologie sempre più avanzate e user-friendly orientate all’energia sostenibile.
  • Legislativa: per una nuova realtà che tocca temi di interesse pubblico, privato e collettivo è necessaria una regolamentazione accurata di settore.

In questo articolo ci soffermeremo su questi ed altri aspetti: una panoramica sintetica ed esaustiva sulle comunità energetiche, il loro funzionamento e i vantaggi per chi aderisce.

Cos’è una comunità energetica

In sintesi, possiamo definire una comunità energetica come un’organizzazione locale in cui i membri si uniscono per produrre, condividere, e gestire energia prodotta in maniera sostenibile.

Questo concetto di base è un passo essenziale per promuovere la transizione verso un sistema energetico decentralizzato, in cui i consumatori diventano anche produttori di energia. Il tema è sempre più attuale, in uno scenario nazionale e internazionale in cui:

  • le risorse energetiche tradizionali sono sempre più scarse,
  • il loro impatto ambientale, pur diminuendo, resta comunque elevato: basti pensare che, nel 2019, l’Ispra ha calcolato che per ogni kWh prodotto in Italia, in media venivano emessi 465 grammi di anidride carbonica equivalente. Il dato aggregato  disponibile nell’ultimo rapporto 2022 dell’ente è sceso a 404 grammi di CO2
  • i costi aumentano e le fluttuazioni di mercato nei prezzi di energia e fattori produttivi influenzano consumi, spese e scenario economico.

Le comunità energetiche sono nate proprio per dare una risposta alle sfide ambientali e socioeconomiche attuali, promuovendo l’efficienza energetica, l’uso di fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di carbonio. Per capire davvero cos’è una comunità energetica, allora, bisogna esaminarne gli obiettivi:

  • Autosufficienza energetica: una comunità energetica mira a produrre e consumare la maggior parte possibile dell’energia a livello locale, riducendo la dipendenza dalle fonti tradizionali e promuovendo l’indipendenza energetica.
  • Riduzione delle emissioni di carbonio: l’adozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio, come l’energia solare, eoliche e altre fonti rinnovabili, aiuta a diminuire l’impatto ambientale e a raggiungere gli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici.
  • Promozione dell’efficienza energetica: l’ottimizzazione dell’uso dell’energia è uno degli obiettivi principali delle comunità energetiche. Attraverso misure come l’installazione di dispositivi di monitoraggio e controllo, la sensibilizzazione sui comportamenti energetici responsabili e la condivisione di informazioni sulla gestione energetica efficiente, le comunità possono ridurre i consumi e gli sprechi.

Per raggiungere questi obiettivi, le comunità energetiche adottano sistemi di funzionamento e procedure condivise. Ecco qualche esempio

  1. Produzione locale di energia rinnovabile: i membri della comunità energetica installano impianti di generazione di energia rinnovabile, dai pannelli solari alle turbine eoliche, per produrre elettricità localmente. Questa energia può essere utilizzata direttamente dai membri o immessa nella rete elettrica locale.
  2. Scambio dell’energia prodotta tra i membri: chi appartiene a una comunità energetica condivide l’energia prodotta in eccesso con altri membri che ne hanno bisogno. Questo scambio può avvenire anche attraverso piattaforme digitali che facilitano l’acquisto e la vendita di energia tra i partecipanti.
  3. Gestione e monitoraggio condivisi: le comunità energetiche utilizzano tecnologie di monitoraggio e gestione dell’energia per ottimizzare l’uso delle risorse disponibili. Questi strumenti consentono di raccogliere dati sull’energia prodotta e consumata, monitorarne i livelli e adattare il sistema in base alle esigenze della comunità.

Finora abbiamo parlato di cos’è una comunità energetica e di come funziona, Vediamo ora qual è la situazione nel nostro paese: dove il fenomeno è in decisa crescita e ha attirato l’attenzione di enti pubblici, istituzioni e aziende.

Le comunità energetiche in Italia

In Italia il nome completo delle comunità energetiche è “Comunità energetiche rinnovabili“: a febbraio 2023 se ne contano 35 già in funzione, 24 da costituire a breve e 41 in fase di definizione. Le cifre del fenomeno sono modeste solo in apparenza, se si considera che la prima comunità energetica italiana è nata nel 2021 a Magliano Alpi, in provincia di Cuneo.

Ma quali sono i requisiti formali e i criteri di costituzione che una comunità energetica deve soddisfare nel nostro paese? Le normative di riferimento principali sono due:

  • L’articolo 42-bis, inserito nel Decreto Milleproroghe, convertito nella legge n. 8/2020 del 29 febbraio 2020;
  • La delibera 727/2022/R/eel emanata dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che ha approvato il Testo Integrato dell’Autoconsumo Diffuso.

Le due normative regolano il funzionamento delle Comunità Energetiche italiane. Senza entrare in dettagli e tecnicismi, vediamo gli ambiti principali regolamentati.

Iniziamo dai soggetti che costituiscono una comunità energetica. Possono partecipare:

  • Persone fisiche o giuridiche, sia pubbliche che private: cittadini, aziende, pubbliche amministrazioni, comuni.
  • Che decidano di aderire al raggruppamento in forma libera e volontaria.
  • Che partecipano come soci consumatori o come soci che, oltre a consumare l’energia generata, abbiano anche la capacità di produrla. Si tratta dei cosiddetti “prosumer”: soggetti allo stesso tempo produttori e consumatori.

In ogni caso, chi vuole partecipare a una comunità energetica deve farne richiesta. La domande deve essere presentata in forma scritta, deve contenere la descrizione delle attività che il soggetto vuole effettuare (produzione, consumo o entrambe) e deve dichiarare che il richiedente dispone di un punto di prelievo energetico e/o di un impianto di produzione all’interno della comunità stessa.

Di per sé, la comunità energetica è un nuovo soggetto giuridico, controllato dai membri aderenti o da azionisti che:

  • Vivono o hanno sede nella zona di attività della comunità energetica e, in particolare, vicino agli impianti di produzione energetica;
  • Diventano comproprietari dei sistemi di produzione di energia generata per autoconsumo;
  • Possono farne parte, come abbiamo visto, anche “solo” come clienti finali.

L’energia in eccesso non consumata all’interno della comunità viene immessa nella rete pubblica, ricevendo in cambio vantaggi e agevolazioni da parte del GSE, il Gestore del Sistema Energetico.

Vantaggi e opportunità

Dopo aver parlato di cos’è una comunità energetica e della normativa che ne regola il funzionamento, vediamo quali benefici offre. Diamo quasi per scontati i vantaggi relativi alla sostenibilità ambientale, intesi come obiettivo di base delle comunità energetiche. I soggetti privati, i cittadini, i piccoli comuni e le autorità pubbliche che partecipano ad una comunità energetica, infatti, lo fanno con l’obiettivo di rendere più sostenibili la produzione, la gestione e il consumo di energia.

Esistono però anche altri vantaggi, legati ad aspetti tecnici, economici e gestionali. Il primo è collegato ai temi dell’indipendenza e dell’autosufficienza energetica. Infatti:

  • Le comunità energetiche favoriscono la produzione e il consumo di energia a livello locale, riducendo la dipendenza dalle reti elettriche centralizzate e garantendo un approvvigionamento più sicuro e stabile.
  • Riduzione della vulnerabilità agli eventi esterni: grazie alla produzione decentralizzata di energia, le comunità energetiche sono meno soggette a interruzioni di fornitura dovute a blackout, guasti di rete o disastri naturali.
  • Gestione più efficace dei consumi: una comunità energetica nasce per rendere più razionali i consumi di energia. Grazie ai meccanismi di funzionamento e monitoraggi oche abbiamo illustrato, è in grado anche di gestire meglio i picchi di consumo.

Ovviamente, dalla partecipazione a una comunità energetica derivano anche vantaggi economici e sociali :

  • Riduzione dei costi energetici: i membri delle comunità energetiche possono beneficiare di tariffe elettriche più convenienti grazie alla produzione locale di energia e alla condivisione dell’energia in eccesso con il GSE, in cambio di incentivi.
  • Creazione di occupazione locale: la costruzione e la gestione di infrastrutture energetiche locali creano opportunità di lavoro nella comunità, stimolando l’economia locale e favorendo lo sviluppo sostenibile.
  • Coinvolgimento attivo dei cittadini: le comunità energetiche promuovono la partecipazione e l’interazione tra i membri, incoraggiando un senso di appartenenza, cooperazione e responsabilità collettiva .
  • Accesso a incentivi e finanziamenti. Le comunità energetiche sempre più spesso possono partecipare a bandi e misure di finanziamento: come le misure per la sostenibilità ambientale incluse nel PNRR.

Le nuove comunità energetiche in Italia stanno prendendo avvio a ritmo crescente, come abbiamo visto. Una buona strategia di comunicazione può diventare un elemento chiave per favorirne la diffusione: anche attraverso i bilanci di sostenibilità.

Fai parte di una comunità energetica o semplicemente sei un’azienda che investe in sostenibilità? Contattaci: definiremo insieme a te una strategia di comunicazione su misura per far conoscere le tua azioni per l’ambiente, le persone, la comunità.