Il Comune di Capannori, in provincia di Lucca, da quindici anni attua una politica “rifiuti zero“. Non sono solo le imprese, infatti, a investire in sostenibilità: in Italia e in Europa diverse città hanno deciso di impegnarsi in questo ambito.

In questo articolo racconteremo il progetto Capannori rifiuti zero, come buona pratica promossa da un ente locale secondo i principi del green marketing.

Capannori rifiuti zero: cos’è

Il progetto Capannori Rifiuti Zero nasce quindici anni fa, nel 2007. La cittadina toscana si oppone alla costruzione di un’inceneritore sul suo territorio e propone una strategia alternativa, ispirandosi all’esperienza di Oakland, in Nuova Zelanda.

Per dare attuazione al progetto è stato creato il  Centro Ricerche Rifiuti Zero (CRRZ), che nel tempo ha promosso una serie di iniziative per ridurre i rifiuti sul territorio del Comune.  Ad esempio:

  • Nel 2007 a Capannori è stato creato un osservatorio locale per monitorare i progressi verso l’obiettivo “rifiuti zero”.
  • Nel 2010 il comune ha completato l’estensione della raccolta differenziata porta a porta a tutte e 40 le frazioni del territorio, che ha un’estensione di ben 156 km2.
  • Nel 2011 è stato aperto un centro locale per favorire il riuso di rifiuti e materiali di scarto.
  • Tra il 2012 e il 2013 sono stati attivati incentivi tariffari per promuovere la raccolta differenziata, incrementati poi negli anni successivi.
  • Nel 2016 le autorità locali hanno deciso di potenziare ulteriormente la raccolta porta a porta, estendendola a materiali leggeri, vetro, sfalci e potature.
  • Nello stesso anno a Capannori è partito il progetto “Famiglie rifiuti zero“, che coinvolge un numero via via crescente di famiglie locali. Chi aderisce decide di fare la spesa in modo da limitare i rifiuti domestici e attua altre strategie virtuose, come ad esempio l’utilizzo della compostiera o la pesatura certificata dei rifiuti. In cambio, riceve una riduzione del 20% sulla parte variabile della tassa locale da corrispondere.
  • Nel 2019 gli incentivi sono stati estesi a bar e ristoranti che destinano le eccedenze a progetti di raccolta solidale del cibo. Allo stesso modo, sono stati premiati i negozi che vendono prodotti sfusi.
  • Tra il 2020 e il 2022 sono state attivate esperienze pilota per promuovere la raccolta differenziata o il riciclo di particolari tipi di rifiuti. Ad esempio: raccolta degli assorbenti igienici, riciclo dei mozziconi di sigaretta come substrato inerte per le colture, raccolta sperimentale dei rifiuti tessili.

Ma Capannori non si ferma e prosegue la sua strada verso l’obiettivo “Rifiuti zero”: tanto da diventare, a inizio luglio 2022, il primo comune certificato zero waste in Italia.

La certificazione Zero Waste Cities

Zero Waste Cities è uno standard europeo di certificazione in tema di gestione virtuosa dei rifiuti. Il meccanismo è stato promosso e sviluppato dalla ONG con sede a Bruxelles MiZA -Mission Zero Academy: si tratta di una serie di criteri che permettono di valutare le diverse politiche di riduzione dei rifiuti e i risultati raggiunti.

I progressi compiuti per ciascun criterio sono verificati e valutati da enti di certificazione esterni: alcuni criteri sono obbligatori, altri sono facoltativi e valutati in base ad una scala di punteggio.

L’obiettivo è creare un percorso che accompagni le città di tutta Europa verso una riduzione significativa dei rifiuti, in ottica di riuso, riutilizzo ed economia circolare.  Si tratta di un percorso in cinque tappe:

  • Manifestazione di interesse: il comune esprime l’intenzione di diventare, come è successo per Capannori, una città rifiuti zero;
  • L’acquisizione dello status di città candidata a diventare una zero waste city;
  • La definizione e l’attuazione di una strategia concreta di riduzione dei rifiuti, su un arco temporale di due anni;
  • L’ottenimento della certificazione, trascorso questo periodo;
  • La fase di monitoraggio annuale, in ottica di miglioramento continuo.

Oggi diverse città europee hanno deciso di intraprendere questo percorso. L’Italia guida la classifica, con oltre 320 comuni partecipanti all’iniziativa Zero Waste Cities, a vari stadi di avanzamento. Come dicevamo, Capannori è però l’unica città italiana ad aver completato l’iter, ottenendo la stato di città rifiuti zero certificata, insieme ad altri due comuni europei.

I risultati ottenuti da Capannori

Basterebbe già questo riconoscimento a mettere in luce i risultati ottenuti dalla cittadina toscana. Ma, come sempre, sono i numeri a dare la miglior misura di un cambiamento.

Oggi Capannori è il comune toscano con una popolazione superiore a 30mila abitanti che ha registra la percentuale più alta di raccolta differenziata. La cifra, ufficialmente certificata a livello regionale nel 2021, arriva all’86,5%: oltre il 20% rispetto alla media della Toscana, che si attesta al 62,11%.

Un altro dato significativo? I rifiuti residui non differenziati pro capite a Capannori ammontano a 59 kg all’anno: il 60% in meno rispetto alla media nazionale.

Se si considerano alcune delle iniziative più specifiche promosse dal comune nel corso degli anni, già all’inizio della sperimentazione “Famiglie rifiuti zero” la riduzione dei rifiuti da parte delle famiglie coinvolte era pari all’80% rispetto alla media del Comune.

Capannori negli anni ha organizzato anche iniziative di sensibilizzazione e formazione che coinvolgono scuole, famiglie e organizzazioni locali. Durante gli eventi sportivi aperti al pubblico, ad esempio, si è deciso di non utilizzare bicchieri, posate e stoviglie in plastica, sostituendoli con alternative compostabili.

Forte di un percorso ormai consolidato, la cittadina toscana ha approvato il piano d’azione comunale per l’economia circolare “Capannori circolare 2030”. Nelle parole del sindaco, Luca Menesini: “Restituendo i rifiuti come risorsa a nuova vita, siamo sulla strada giusta per un’economia circolare che garantisca un futuro di qualità alle nuove generazioni”.

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