Nei primi mesi del 2022 il Ministero dell’agricoltura ha approvato il disciplinare per il vino sostenibile. O, per essere più precisi, il disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità della filiera vitivinicola. Scopriamo insieme di cosa si tratta e cosa cambia per operatori e aziende.

Disciplinare vino sostenibile: cos’è

Il disciplinare per il vino sostenibile è stato approvato con il decreto n. 124900 del 16 marzo 2022 dal Ministero delle politiche agricole e forestali.

Si tratta di un decreto che mette a sistema le regole di produzione sostenibile lungo l’intera filiera del vino. Dalla coltivazione della vite in vigna fino alla fase di commercializzazione, i diversi aspetti sono regolati sulla base delle buone pratiche già in essere, con alcune integrazioni per migliorare le performance di sostenibilità.

Le imprese vitivinicole che vogliono proporsi sul mercato come aziende sostenibili dovranno adeguarsi al nuovo disciplinare entro la fine del 2023. Una certificazione ad hoc confermerà la conformità ai requisiti previsti.

Per il 2022, come annualità transitoria, lo standard di riferimento è quello adottato nel quadro del Sistema di qualità nazionale della produzione integrata (SQNPI). Il passaggio al nuovo disciplinare per il vino sostenibile, però, richiede di applicare alcune buone pratiche aggiuntive.

Ѐ proprio questo l’aspetto (forse) più innovativo dell’evoluzione in corso. Vediamo allora quali sono le modifiche più significative introdotte dal decreto e qual è la loro reale incidenza ad oggi.

Contenuti del decreto approvato

Il sistema SQNPI, di cui abbiamo già parlato nell’articolo dedicato alla viticoltura sostenibile, è la base del nuovo disciplinare sul vino sostenibile. Gli elementi aggiuntivi introdotti che le imprese sono chiamate a rispettare sono più di uno:

Nella fase di coltivazione:

  • Uso sostenibile dell’acqua e monitoraggio dei consumi, grazie ad appositi contatori volumetrici allacciati alle condotte principali.
  • Azioni di tutela delle aree naturali o semi – naturali. Ad esempio, l’azienda non deve ridurre l’estensione boschiva delle superfici di pertinenza o prevedere azioni di rimboschimento in tempi definiti. Allo stesso modo, per superfici coltivate superiori a 15 ettari, devono essere previste aree non coltivate, non edificate e non destinate a pascolo in proporzioni definite dalle regioni.
  • Protezione delle specie tutelate: animali e piante a rischio di estinzione identificate da documenti ufficiali.
  • Attenzione alla sostenibilità sociale, per contrastare pratiche come il caporalato, il lavoro minorile, lo sfruttamento delle categorie più fragili.

Nella fase di raccolta:

  • Identificazione, gestione e registrazione a catasto o su mappe GIS delle aree semi-naturali non coltivate di pertinenza.
  • Monitoraggio della corretta gestione dei rifiuti e dell’uso di risorse idriche, con riesame periodico delle modalità a cadenza minima annuale.
  • Redazione e conservazione di un elenco aggiornato dei lavoratori con dati personali e dati relativi al tipo di contratto in essere.
  • Calcolo annuale del turnover del personale.
  • Comunicazione dei risultati raggiunti in termini di sostenibilità, pubblicando informazioni trasparenti e verificabili.

Per quanto riguarda la sostenibilità economica:

  • Invito a sostenere economicamente o sponsorizzare iniziative promosse nella comunità di appartenenza da enti o associazioni.
  • Sviluppo di iniziative per promuovere l‘economia circolare, ad esempio attraverso il riuso di sottoprodotti o materiale di scarto derivati della propria attività.
  • Valutazione periodica delle modalità con cui l’azienda opera per migliorare i propri risultati per la sostenibilità ambientale, sociale, di welfare interno. In particolare, verifica della dimostrabilità degli investimenti sostenuti.

A tali prescrizioni, come detto, si applicano quelle già previste dal Sistema di qualità nazionale della produzione integrata  SQNPI e, più in generale, le normative previste per legge. Nell’elenco, ad esempio, non abbiamo citato gli obblighi in materia di regolarità dei contratti, regolarità contributiva, eccetera.

Applicazione del disciplinare: a che punto siamo

Il disciplinare per il vino sostenibile era atteso da tempo nel settore. L’approvazione del decreto ministeriale di marzo, tuttavia, non basta: mancano ancora le indicazioni per applicare operativamente la norma.

Proprio per questo è stato necessario prevedere un periodo di transizione, fino alla fine del 2023. L’approvazione del decreto attuativo, infatti, era programmata per settembre 2022, ma i termini sono slittati a data da destinarsi.

Questa situazione crea più di qualche malumore tra le aziende vitivinicole e gli operatori del comparto. A ben vedere, infatti, il decreto istitutivo del disciplinare si limita a dare indicazioni di massima, che:

  • In pochissimi casi collegano le prescrizioni a indicatori numerici o comunque quantitativi.
  • Assumono carattere generale, e spesso anche generico. Ad esempio, si fa riferimento a “sistemi di monitoraggio” nell’uso delle risorse, ma non si specifica in modo esaustivo che caratteristiche debbano avere tali sistemi.
  • In alcuni casi, invitano gli operatori a sviluppare una data azione, ma non la rendono obbligatoria. Ѐ il caso della sollecitazione a effettuare donazioni a enti e associazioni non meglio specificati sul territorio.

Inoltre, il sistema SQNPI, come abbiamo visto nell’articolo precedente già citato, è applicato da moltissime imprese italiane di settore. Di fatto, le aziende vitivinicole che vogliono accedere ai contributi previsti della PAC,  la Politica Agricola Comune europea, devono comunque adottare tecniche di produzione integrata come quelle previste dal sistema SQNPI.

Di conseguenza, il nuovo disciplinare parte da una base già ampiamente adottata, e a volte controversa. Ad esempio, molti operatori di settore lamentano il fatto che il Sistema di qualità nazionale della produzione integrata permetta l’uso di sostanze come il glifosato o di alcuni fitofarmaci dalla sostenibilità ambientale molto dubbia.

A fare la differenza, dunque, saranno proprio le disposizioni attuative del disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità della filiera vitivinicola. Il decreto attuativo, infatti, dovrebbe dare concretezza al testo del disciplinare di sostenibilità nel settore vino, stabilendo procedure, linee guida, indicatori di risultato.

Le aziende vitivinicole, dunque, sono ancora in attesa. Resta comunque valida una considerazione: il comparto del vino si sta muovendo verso una standardizzazione condivisa delle buone pratiche. Una linea di sviluppo segnata per il miglioramento della sostenibilità nel settore.

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