La tassonomia UE delle attività sostenibili è un argomento di cui si è sentito parlare spesso negli ultimi anni. Si tratta di uno strumento che valuta la sostenibilità dei diversi settori economici e che può diventare una linea guida utilissima per chi vuole investire, gestire un’impresa o governare in modo rispettoso dell’ambiente.

Tassonomia UE delle attività sostenibili: il contesto

La tassonomia UE delle attività sostenibili è un progetto a cui l’Unione Europea lavora da tempo. In sostanza, si tratta di un sistema di classificazione che identifica una lista di attività economiche a impatto ambientale ridotto.

Semplice? Assolutamente no. Banale? Nemmeno. Per arrivare alla prima bozza della tassonomia UE delle attività sostenibili, infatti, è stato necessario un percorso lungo e articolato. A inizio 2020 il gruppo di esperti tecnici sulla finanza sostenibile ha pubblicato un report con oltre 600 pagine di allegati per classificare i settanta settori economici principali in base alla loro maggiore o minore sostenibilità:

  • Settori sostenibili: a impatto ambientale già ridotto. Si tratta di attività come la riforestazione, la coltivazione di cereali non perenni,
  • Ambiti con margini di miglioramento verso la sostenibilità, definiti come settori in transizione. Ad esempio, le attività manifatturiere che possono agire sulle loro emissioni in modo da ridurle in modo significativo.
  • Ambiti inquinanti, ma che non possono essere eliminati dal sistema economico. Si tratta di settori come quello dei trasporti, o dell’industria siderurgica o energetica. Il loro impatto ambientale è altissimo, ma non se ne può fare a meno.
  • Settori abilitanti, definiti come quelli che possono aiutare a migliorare le performance ambientali degli altri settori considerati. Ad esempio, le tecnologie per la gestione sostenibile dei rifiuti o il compostaggio, o l’installazione di componenti sostenibili (come gli infissi di ultima generazione) nell’ambito delle costruzioni.

Per ogni settore, il documento indica anche i criteri utilizzati per determinarne la sostenibilità. In questo modo, i tecnici incaricati dall’UE di sviluppare la tassonomia rendono conto del loro lavoro, secondo il principio di trasparenza.

La prima versione della tassonomia è stata approvata con il regolamento UE 852/2020: lo scopo è quello di mettere a disposizione delle linee guida condivise per orientare le azioni e gli investimenti verso la sostenibilità: a livello politico, nel mondo finanziario e nell’attività di impresa.

In questo modo la tassonomia contribuisce a trasformare l’Unione Europea in un’economia a zero emissioni entro il 2050. Per raggiungere il traguardo, le istituzioni europee hanno strutturato il Green Deal: un piano di politiche, finanziamenti e investimenti da mille miliardi di euro che coinvolge tutti i settori economici e tutti gli stati membri.

L’evoluzione della tassonomia UE elle attività sostenibili

Gli obiettivi di sostenibilità ambientale che la tassonomia europea vuole raggiungere sono sei:

  • Mitigare il cambiamento climatico;
  • Favorire l’adattamento al cambiamento climatico;
  • Utilizzare le acque e le risorse idriche in modo sostenibile;
  • Promuovere l’evoluzione del sistema economico verso l’economia circolare;
  • Prevenire e ridurre l’inquinamento, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti;
  • Tutelare o ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi.

Da questo punto di vista, va ricordato un elemento: la tassonomia non vieta nessuna delle attività economiche che considera, nemmeno più inquinati. Ѐ piuttosto uno strumento per renderle progressivamente più sostenibili.

Il percorso per arrivare ad una tassonomia UE condivisa, però, ha richiesto un lungo percorso di riflessione e rimodulazione. Se la prima versione, infatti, è stata approvata nel 2020, nel tempo il documento è cambiato, e non senza polemiche.

A luglio 2022, in particolare, è entrato in vigore il Complementary Climate Delegated Act. Si tratta di un atto complementare al regolamento sulla tassonomia, che include tra le attività sostenibili anche:

  • Alcune attività legate alla produzione di energia da fonti nucleari;
  • Specifiche aree della produzione di gas.

Certo, un evoluzione di questo genere è regolamentata con precisione. Per essere definite come “sostenibili”, infatti, le attività indicate devono rispettare criteri severi. Tuttavia, da diverse parti si sono levate proteste e distinguo: come tutti i grandi cambiamenti, anche la tassonomia UE richiede negoziazioni e adattamenti.

Le conseguenze operative

La creazione della tassonomia UE delle attività sostenibili è uno dei passi fondamentali per indirizzare gli sforzi di tutti gli attori verso un’economia a emissioni zero.

Il documento approvato, infatti, si rivolge al mondo della finanza, alle istituzioni e alle aziende per orientarne l’azione. Uno strumento utile per:

  • Istituzioni. I governi degli stati membri dell’UE assegnano sempre più di frequente risorse e finanziamenti a sostegno di progetti sostenibili. Gli incentivi ad aziende e investimenti green, ad esempio, sono una componente significativa del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano. Questo è tanto più valido a livello europeo: la Commissione UE, infatti, sta valutando di utilizzare la Tassonomia delle attività sostenibili come metro di valutazione per assegnare fondi e finanziamenti del programma InvestEU.
  • Investitori. Le società finanziarie e i fondi di private equity scelgono sempre più spesso di investire in società che abbiano buone performance di sostenibilità, secondo i criteri ESG. Essere all’impatto ambientale e sociale delle proprie attività è anche una garanzia di buone performance a livello economico. Di conseguenza, finanziare aziende sostenibili significa spesso assicurarsi un buon ritorno sull’investimento.
  • Aziende. Le direttive europee approvate negli ultimi anni obbligano le aziende quotate con oltre 500 dipendenti a redigere il bilancio di sostenibilità . Di conseguenza, capire come migliorare i propri risultati in campo ambientale, anche grazie alla tassonomia UE delle attività sostenibili, significa disporre di uno strumento concreto per supportare la rendicontazione. Anche le imprese più piccole, però, possono trarre beneficio dalla valutazione di sostenibilità: ad esempio, per attrarre finanziatori, stabilire nuove relazioni di business, presentarsi a consumatori sempre più attenti e consapevoli rispetto alle tematiche ambientali.

In sintesi, la sostenibilità è un buon investimento per le imprese, e lo sarà ancora di più in futuro. L’evoluzione del quadro normativo europeo lo conferma: soprattutto se pensiamo a un programma ambizioso come il Green Deal europeo, con un orizzonte di riferimento che arriva al 2050.

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