Oggi parliamo di certificati verdi: un incentivo alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili introdotto da diversi anni in Italia. Vedremo di cosa si tratta, come funzionano e quali vantaggi portano. parleremo inoltre delle ultime novità normative introdotte nel 2023.

Certificati verdi: cosa sono

La politica economica e industriale del nostro paese ha introdotto da tempo i certificati verdi come meccanismo per aumentare l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Un intento senz’altro lodevole, per quanto riguarda la sostenibilità ambientale. Che però, come vedremo, ha fatto nascere nel tempo più di qualche domanda.

In sostanza, i certificati verdi sono titoli rilasciati dal GSE, il Gestore del Sistema Energetico nazionale, a fronte della produzione di energia rinnovabile da impianti certificati IAFR – Impianto Alimentato da Fonti Rinnovabili. Introdotti dal Decreto Bersani (D.Lgs. n. 79/99), possiamo definirli come un’unità di misura standard che attesta la produzione di energia rinnovabile.

  • Ogni certificato equivale a una determinata quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili: solare, eolica, idroelettrica a biomassa eccetera.
  • Il numero di titoli emessi a favore di produttori e distributori di energia rinnovabile varia in base alla quantità di energia prodotta.
  • Il calcolo dei certificati verdi attribuibili è influenzato, però, anche da altri fattori: tipo di energia rinnovabile, ad esempio, oppure produzione da impianto nuovo, riattivato o potenziato.

I certificati verdi nascono per soddisfare l’obbligo normativo imposto ai produttori di energia da fonti non green di immettere ogni anno nel sistema energetico una quantità minima di elettricità prodotta da impianti a fonti rinnovabili. La quantità, nello specifico, è pari al 2% dell’energia elettrica prodotta o importata da fonti non rinnovabili nell’anno precedente.

I produttori che non riescono a soddisfare tale obbligo per conto proprio, possono acquistare i certificati da chi, invece, produce energia da fonti rinnovabili in eccesso rispetto alla quota minima. In questo modo, il risultato complessivo nell’economia globale dei sistema è raggiunto: i critici, tuttavia, ribattono che in questo modo chi produce energia non sostenibile non è incentivato a investire nel cambiamento tecnologico, perché trova più comodo rispettare l’obbligo normativo attraverso il meccanismo di compravendita.

Come funzionano

Le regole di funzionamento del sistema sono abbastanza immediate da capire, al netto delle sacrosante normative di controllo e dei criteri stringenti per l’emissione dei certificati:

  • Un impianto IAFR che produce energia emettendo una quantità inferiore di CO2 rispetto a quanto farebbe se alimentato da fonti energetiche tradizionali può ottenere i certificati verdi.
  • Il produttore, poi, potrà rivendere la quota in eccesso oltre la soglia minima prevista per legge a tutte quelle attività che hanno l’obbligo normativo di produrre energia rinnovabile per la quota stabilita ma che, nella realtà delle cose, non lo fanno.
  • I certificati verdi sono soggetti a una rigorosa disciplina che ne garantisce la tracciabilità e l’integrità. Il GSE, infatti, mantiene un registro ufficiale dei certificati verdi, verificando la corrispondenza tra la produzione di energia rinnovabile e i certificati emessi. Ciò assicura che i certificati siano autentici e che l’energia rinnovabile sia effettivamente generata.

I certificati verdi hanno una validità di tre anni: trascorso questo tempo, non sono più cedibili o negoziabili sul mercato dell’energia elettrica.

Un meccanismo alternativo ai certificati verdi, concesso agli IAFR anche di piccole dimensioni, è la cosiddetta “tariffa onnicomprensiva”. Si tratta di un incentivo in denaro, variabile secondo la fonte di energia rinnovabile utilizzata, concesso ai produttori per l’energia elettrica netta immessa in rete.

Il vantaggio è fruibile da tutti gli impianti che soddisfano i requisiti previsti e genera un ritorno fisso, stabilito per legge. Ѐ un beneficio alternativo per chi non produce una quantità di energia tale da rendere conveniente l’acquisizione e la vendita di certificati verdi sul mercato libero dell’energia. La tariffa onnicomprensiva è utilizzata, ad esempio, dalle comunità energetiche.

Vantaggi e ombre dei certificati verdi

Tornando ai certificati verdi, quali vantaggi portano? Eccone alcuni :

  1. Promozione delle energie rinnovabili. I certificati verdi incentivano la produzione di energia da fonti rinnovabili, fornendo un mercato sicuro per gli operatori del settore. Ciò favorisce gli investimenti nell’energia pulita, contribuendo alla crescita e allo sviluppo di tecnologie più avanzate e competitive. Come abbiamo detto, però, in alcuni casi i produttori preferiscono non investire per rinnovare gli impianti di produzione esistente, affidandosi invece al meccanismo della compravendita.
  2. Monitoraggio e misurazione. I certificati verdi permettono di quantificare e monitorare in modo certo l’impatto ambientale derivante dall’incremento delle quantità di energia pulita prodotta da fonti rinnovabili. In questo senso, i meccanismi di tracciabilità, registrazione e controllo garantiscono l’effettiva corrispondenza tra attuato e dichiarato, evitando di cadere in episodi di greenwashing.
  3. Responsabilità ambientale. Acquistare certificati verdi può anche dimostrare l’impegno degli operatori del settore energetico verso la sostenibilità ambientale, quando non si traduce, come abbiamo visto, in una scappatoia utilizzata solo per soddisfare un obbligo normativo. Un produttore, infatti, può raggiungere in autonomia la quota del 2% di energia pulita prodotta, ma scegliere di acquistare comunque i certificati verdi. In questo modo, compensa una parte maggiore delle emissioni di CO2 generate dalla produzione di energia non rinnovabile.
  4. Incentivo economico. Come abbiamo visto, i certificati verdi creano un valore aggiuntivo per gli impianti di energia rinnovabile. Infatti, gli operatori possono vendere i certificati sul mercato, generando un ulteriore reddito. Questo, su larga scala e nel medio – lungo periodo, favorisce la competitività delle fonti rinnovabili rispetto a quelle tradizionali.

Le aziende produttrici di energia che ricevono o acquistano certificati verdi, di solito, lo comunicano. In particolare se, nel caso dell’acquisto a compensazione delle emissioni, tale scelta mira a superare la quota minima di energia da fonti rinnovabili già raggiunta dal produttore.

Una decisione del genere migliora senz’altro la reputazione dell’azienda e soddisfa la crescente domanda dei consumatori per un’energia più pulita e prodotta in modo responsabile. Dal punto di vista del green marketing e della comunicazione, ciò significa pensare in termini strategici a come presentarsi a consumatori, comunità, partner di business.

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