La definizione di turismo sostenibile si è evoluta nel tempo, seguendo i cambiamenti economici, ambientali e sociali. Quella attuale copre più di una dimensione, tenendo conto della sostenibilità in più ambiti. Ne parliamo in dettaglio in questo articolo, presentando anche alcune buone pratiche di turismo sostenibile.

Turismo sostenibile: definizione

Partiamo allora proprio dalla definizione ufficiale di turismo sostenibile. L’Organizzazione Mondiale del Turismo afferma: “Il turismo sostenibile è un tipo di turismo che tiene pienamente conto dei suoi impatti economici, sociali e ambientali presenti e futuri, considerando le esigenze dei visitatori, delle imprese, dell’ambiente e delle comunità ospitanti”.

Una definizione semplice solo in apparenza: perché interessa temi e soggetti diversi. Ancora una volta, infatti, la sostenibilità è ambientale, sociale e di governance, ma non basta: riguarda sia la domanda che l’offerta turistica e si concentra anche sull’ impatto sulla comunità. Il turismo sostenibile, infatti, coinvolge le scelte delle imprese turistiche, dei decisori pubblici, dei visitatori.

Per essere coerente con la definizione di turismo sostenibile, un’esperienza turistica deve:

  • Avere un impatto ridotto sulle risorse ambientali, contribuendo a tutelare il pianeta, il paesaggio, le sue caratteristiche naturali e la biodiversità.
  • Rispettare la comunità locale: nelle sue componenti economiche, culturali e sociali. Un turismo che crea lavoro equo e sviluppo per il territorio, senza intaccare lo stile di vita e i valori delle persone.
  • Essere fondata sullo sviluppo di relazioni sostenibili da parte delle imprese del settore: con i collaboratori, i fornitori, gli investitori, i turisti stessi.
  • Investire per generare sviluppo economico durevole: lavoro stabile, nuovi servizi ai cittadini, inclusione sociale.

Il tema è talmente vasto e ha così tante ripercussione che l’ONU ha inserito il turismo sostenibile nell’Agenda 2030, dedicandogli azioni specifiche.

Del resto, il settore turistico è uno dei settori economici più importanti al mondo. Gli effetti della pandemia da Covid 19 continuano a farsi sentire, ma si parla comunque di cifre significative: nel 2021 i proventi del comparto a livello internazionale hanno raggiunto la cifra di  509 miliardi di euro (dati Banca d’Italia).

La cifra è meno della metà dei livelli 2019, ma la ripresa c’è, e il turismo sostenibile non resta indietro. Secondo una ricerca pubblicata da Booking.com che ha coinvolto 30mila persone in 32 paesi:

  • L’81% dei turisti organizza la propria esperienza di viaggio tenendo conto della sostenibilità. Il dato italiano è ancora maggiore: la percentuale sale al 93%.
  • La scelta riguarda anche la fase di prenotazione: il 59% del campione sceglie l’hotel, il B&B o l’albergo valutando la sostenibilità delle strutture ricettive.
  • il 25% degli intervistati evita le destinazioni più note e circa un terzo, se può, viaggia nei periodi di bassa affluenza. Quest’ultimo dato contribuisce allo sviluppo sostenibile delle destinazioni turistiche, aiutando a generare reddito in ogni periodo dell’anno e ad abbattere la stagionalità.
  • Il 74% dei turisti italiani preferisce viaggi che permettano di conoscere da vicino e in modo rispettoso la cultura e le usanze della comunità locale. Il 25% si dichiara disposto a pagare prezzi più alti per questo tipo di turismo.

Ma come si misura l’impatto del turismo secondo la definizione di turismo sostenibile? Lo vediamo nelle prossime righe.

Indicatori, marchi e certificazioni di settore

Per misurare la sostenibilità del turismo, è importante individuare dati, criteri e indicatori misurabili. Tutti gli standard di misurazione sviluppati finora utilizzano un approccio di questo tipo.

Uno dei più completi è il sistema ETIS adottato dall’Unione Europea: un sistema di 43 indicatori diversi dettagliato e condiviso che analizza le varie dimensioni del turismo sostenibile. ETIS permette di valutare quanto una meta o un sistema di gestione di una località turistica sia sostenibile, attribuendo un punteggio per ogni aspetto considerato.

Le macro – aree prese in considerazione dei criteri ETIS sono:

  • Sostenibilità ambientale. Si considerano, ad esempio, la quota di aziende turistiche che hanno adottato misure di risparmio energetico, oppure la percentuale di imprese che si impegna nella raccolta differenziata dei rifiuti. O, ancora, il risparmio annuo di CO2 in seguito allo sviluppo di investimenti e comportamenti sostenibili.
  • Impatto sociale e inclusione. Vengono presi in esame indicatori quali il numero e il tipo di nuovi servizi messi a disposizione della comunità come conseguenza positiva delle attività turistiche, la qualità di vita percepita dai residenti, il numero di donne nel management delle imprese turistiche.
  • Valore economico generato. Tra i dati che riguardano questo aspetto ci sono la spesa media per visitatore, la percentuale di occupazione di lavoratori locali nel settore turistico, il contributo al PIL annuale e procapite.
  • Gestione della destinazione. I criteri da considerare comprendono la valutazione della soddisfazione dei visitatori, il numero di iniziative turistiche che coinvolgono la comunità, le certificazioni ambientali ottenute dalle aziende.

Anche gli standard ESG si applicano al settore turistico. Il metodo arriva dritto dritto dal mondo finanziario e valuta diverse dimensioni, con l’obiettivo di giudicare se un investimento in un impresa turistica è non solo in grado di generare ritorni, ma anche sostenibile. E i due aspetti spesso coincidono: un business gestito in modo etico e sostenibile, infatti, assicura di solito anche remunerazioni sicure per gli investitori.

Nell’articolo dedicato agli standard ESG abbiamo approfondito l’argomento nel dettaglio. Basta ricordare, allora, che i criteri ESG valutano:

  • il profilo di sostenibilità ambientale, con indicatori misurabili;
  • l’impatto sulla comunità locale e le iniziative sociali che vendono coinvolte le imprese;
  • i rapporti con gli stakeholder: politiche aziendali inclusive e di conciliazione vita – lavoro, formazione dei collaboratori, condizioni di lavoro e remunerazione, selezione di fornitori sostenibili.

Quando abbiamo descritto il sistema ETIS abbiamo accennato anche alle certificazioni ottenute dalle imprese turistiche. Le certificazioni di settore che rispettano i principi della definizione di turismo sostenibile, però, sono più di una. La principale a livello europeo è la Certificazione EMAS , che tuttavia riguarda unicamente l’aspetto ambientale.

Per ottenere la certificazione EMAS un’impresa deve:

  • Valutare in via preliminare l’impatto ambientale delle sue attività;
  • Individuare gli obiettivi di miglioramento da ottenere, un piano d’azione per raggiungerli e i risultati concreti da misurare a fine percorso.
  • Sviluppare un Sistema di Gestione Ambientale per monitorare quanto fatto: e che si focalizza su processi, prodotti e servizi, organizzazione interna.
  • Predisporre una dichiarazione ambientale pubblica confermata da un organismo esterno.

Ci sono poi i marchi europei e internazionali assegnati a prodotti e servizi sostenibili nel settore turistico: ad esempio il marchio europeo Ecolabel, applicabile a diversi comparti economici, turismo incluso. Anche in questo caso, ad essere valutata è la sostenibilità ambientale: altri marchi, invece, considerano più dimensioni:

  • Ecolabel europeo per le strutture ricettive: si ottiene sulla base di 22 criteri fissi e di 45 facoltativi. Nato come marchio di sostenibilità ambientale, negli anni si è evoluto per considerare anche elementi di inclusione sociale e gestione delle relazioni con tutti gli attori con cui le imprese vengono a contatto.
  • Ecocamping è uno standard di gestione sostenibile nato nel 1999 e dedicato solo ai campeggi. Tra i criteri valutati, impatto ambientale, coinvolgimento della comunità, relazioni con i dipendenti.
  •  Green Key: marchio internazionale sviluppato dalla Foundation for Environmental Education su più dimensioni. Prevede criteri di valutazione molto rigidi e monitoraggi frequenti da parte dei certificatori.

Dalla teoria ora passiamo alla pratica, per presentare alcuni esempi di turismo sostenibile in Italia e all’estero.

Esempi di turismo sostenibile

Partiamo da una piccola realtà italiana. Succiso è un minuscolo comune dell’Appennino reggiano: 118 abitanti per una meta turistica che ogni anno attira visitatori da tutto il mondo.

Tutto nasce una ventina di anni fa, quando il bar del paese chiude i battenti. Un piccolo gruppo di amici decide che non ci sta e dà vita a una cooperativa. Che apre un bar e una bottega alimentare nella vecchia scuola dismessa, inizia a vendere pane e prodotti di propria produzione e infine crea un ristorante, un agriturismo e un centro benessere. Oggi le attività sono gestite da una cooperativa sociale di oltre trenta volontari: il gruppo ha fatto conoscere la propria offerta turistica, ampliandola anche con la proposta di passeggiate nella natura, attività culturali, esperienze di conoscenza della storia e del territorio.

Cosa c’è di così straordinario in un progetto tanto piccolo? I numeri: ogni anno visitano Succiso oltre 14 mila turisti, per un comune che – lo abbiamo detto all’inizio – ha meno di 120 abitanti. Un esempio virtuoso di turismo di comunità.

Un’altra buona pratica di turismo sostenibile a dimensione ridotta è il villaggio di Gieetorn, in Olanda. Si soggiorna in case dal tetto di paglia costruite in maniera rispettosa dell’ambiente e ci si sposta solo in barca o in bici: sì, perché l’intero paese è costruito sui canali e del tutto senza auto.

Le piccole aziende turistiche del luogo offrono brevi tour in barca, con soste nei ristoranti e eni negozi affacciati sull’acqua. A pochi minuti di distanza c’è l’attrazione principale del posto: il parco nazionale Weerribben-Wieden, visitabile a piedi o in canoa.

Cambiamo dimensione e spostiamoci all’estero, per parlare di uno dei progetti di turismo sostenibile più conosciuti al mondo: i Gardens by the Bay di Singapore. Nato nel 2012 come parco urbano, oggi Gardens by the Bay è diventato una delle attrazioni turistiche più visitate in città, ampliandosi dai 54 ettari iniziali ai 101 attuali. Tra le attrazioni del parco ad alto tasso di sostenibilità:

  • Due serre bioclimatiche che ricreano la foresta pluviale di alta quota e il clima mediterraneo, alimentate a energia pulita. le serre raccolgono e riciclano l’acqua piovana e la utilizzano per il parco e per alimentare alcune aree della città.
  • Due laghi artificiali, creati per tutelare la biodiversità del luogo.
  • I cosiddetti “super alberi“: diciotto installazioni a che ricordano la forma di giganteschi alberi e che danno sostegno a rampicanti e piante tropicali. Sono anche componenti della centrale a biomassa che produce energia da cogenerazione per le serre e il parco, oltre che punti di ancoraggio per celle fotovoltaiche.

Nel parco vengono proposte ogni giorno attività didattiche, per conoscere il progetto e il suo funzionamento. Una parte di queste attività si svolge proprio sulla sommità dei super alberi.

Infine, menzione speciale per una serie di itinerari italiani che permettono al turista di visitare le bellezze storiche e naturali del luogo, prevedendo percorsi di turismo lento. Percorsi in bicicletta, a piedi o con mezzi condivisi, che a volte comprendono più di una regione: come gli itinerari nel parco naturale della Maremma, tra Toscana e Lazio. Non solo natura, ma la possibilità di alloggiare in strutture sostenibili, visitando centri storici, organizzando escursioni e rilassandosi in piccole o piccolissime strutture termali: glamping incluso.