E-MOBILITY, INCENTIVI E AUMENTO DELLE VENDITE

La domanda di auto elettriche sta crescendo in tutto il mondo, grazie agli eco-incentivi e alla sensibilizzazione legata alla tematica della sostenibilità ambientale. Tuttavia non viene approfondito né esplicitato il tema dell’aumento di emissioni legate all’estrazione del litio, elemento necessario per le batterie dei mezzi elettrici. La richiesta di diminuire le emissioni di CO2 a livello globale entro il 2030 quindi non è applicabile se la soluzione che si vuole adottare prevede limitatamente il passaggio da auto a benzina o diesel ad auto elettriche.

EMERGENZA AMBIENTALE // IMPEGNO COMUNITARIO

L’agenda 2030 delle Nazioni Unite* sta giustamente impegnando i diversi governi ad applicare politiche restrittive e straordinarie per rallentare il degrado del benessere del nostro pianeta.

Tra i 17 obiettivi fissati, emerge la necessità di ridurre le emissioni di C02 del 55% entro 9 anni, che secondo lo studio McKinsey**  è realizzabile, inoltre è altresì tecnicamente possibile arrivare a emissione zero entro il 2050.

Considerando questi presupposti, quasi tutti gli stati dell’UE hanno promosso l’acquisto di auto elettriche, infatti nel 2020, nonostante la brusca frenata generale del settore auto, sono aumentati gli acquisti di auto elettriche e ibride plug-in. In Germania e in Inghilterra arriviamo a oltre il 10%, mentre in Italia siamo a un modesto 4,3%, dovuto anche ai ritardi nella diffusione delle colonnine di ricarica in tutto il territorio dello stivale. Il dato Italiano va letto tuttavia ad ampio spettro, infatti a fine 2020, le vendite di auto a batteria sono aumentate del 147% rispetto al 2019, pari a 1,42 milioni di unità e al 12% delle auto immatricolate nell’intero anno.

CRITICITÀ // SCORTE INSUFFICIENTI 

Gli accumulatori ricaricabili agli ioni di litio vengono ormai usati non solo per l’elettronica portatile, ma anche per svariate applicazioni industriali e per la produzione delle batterie dei veicoli elettrici. 

Questo minerale viene estratto principalmente in Australia, che l’anno scorso ha fornito il 55% del litio totale prodotto al mondo, poi in Cile, Cina, Argentina, Portogallo, Austria, Serbia e Finlandia.

E, come tutte le attività estrattive, presenta diverse ombre dovute ai costi di prelievo dalla cava, alla scarsità di questo petrolio bianco sia a livello quantitativo del materiale che a livello di siti geografici e all’aumento insostenibile di emissioni di CO2 causato da una parte dalla richiesta di massa di batterie al litio per mezzi green, dall’altra dall’attività estrattiva in sé.

Il fatto che le scorte del litio siano sia limitate sia concentrate in pochi Paesi e che ci sia un effettivo imbatto sull’ambiente a causa dell’attività estrattiva rende totalmente inefficace l’adozione del trasporto elettrico come soluzione unica alla diminuzione delle emissioni di CO2 richiesta dagli stati e dalle svariate organizzazioni internazionali. 

Anzi, dall’ultimo rapporto di Roskill “Sustainability Monitor*** emerge quanto possano nuocere al mondo l’estrazione, la produzione, il trasporto e la fabbricazione di batterie al litio in termini di CO2 emessa che arriverebbe a triplicarsi entro il 2025 a causa dell’aumento della domanda di questo minerale.

Il CEO di Toyota, Toyoda ha ammesso in dicembre che attualmente i costi sociali e ambientali delle auto elettriche sono insostenibili, non saremmo quindi in grado di sopportare un boom estrattivo e la relativa corsa al cosiddetto petrolio bianco.

CRITICITÀ // MOBILITÀ SENZA VISIONE

Se la soluzione che si vuole attuare prevede che tutti i cittadini abbiano un’auto elettrica entro il 2030, abbiamo palesemente fallito sia perché non è una risposta ad ampio spettro, sia perché sarebbe una pezza non attuabile a lungo termine, vista la scarsità di materia prima presente nel mondo che è destinata a esaurire facendoci ripiombare tra uno/due decenni nella ricerca di una soluzione alternativa urgente.

Il tema trasporti deve essere rivoluzionato e riprogettato come sistema, non solo attraverso l’acquisto di auto elettriche, che di base rappresenterebbero anche una buona scelta del privato, ma principalmente offrendo un servizio pubblico efficiente e democraticamente inclusivo.

SOLUZIONI // PENSIAMO AI TRASPORTI DI MASSA

I collegamenti offerti dal trasporto pubblico dovrebbero essere studiati così da essere utili a tutti i cittadini, in modo che possedere un’auto venga percepito come costo e come scomodità, così che si arrivi ad avere poche auto elettriche che circolino oltre al sistema pubblico. 

Sicuramente, considerando il territorio italiano fatto di piccoli centri e non da città metropolitane, può risultare una visione utopica, ma è quella a cui dobbiamo aspirare e alla quale dobbiamo arrivare “whatever it takes“, per il futuro di tutti. Bisogna ragionare a diversi livelli applicativi, considerando le caratteristiche territoriali specifiche di ciascun Paese, ma il fine ultimo deve essere collegare quanto più possibile i piccoli centri alla nazione.

Oggi le città italiane sono basate sull’utilizzo individuale del mezzo ed è questo il primo e principale cambiamento di modus cogendi che va stravolto.

La mobilità deve diventare una cosa comune, citando la civiltà dell’antica Grecia: deve diventare condivisa e a servizio dalla comunità, non del singolo.

Un esempio virtuoso è quanto attuato dal sindaco di Dunkirk nel nel 2013, ovvero si è riuscito a garantire un trasporto pubblico gratuito per residenti e visitatori in accordo con imprese, professionisti e aziende di trasporti. L’attuazione di questo piano ha richiesto due anni tra colloqui tra le parti interessate, ridefinizione del piano urbanistico in vista dell’aumento di corse e di numero di mezzi pubblici in circolazione e organizzazione della vita sociale e lavorativa dei dipendenti.

Un’altra riflessione sui trasporti riguarda la mobilità attiva, ovvero l’utilizzo della bicicletta che deve avere una sua infrastruttura dedicata, indipendente e sicura dal traffico, non basta disegnare una linea di vernice a terra e magicamente i ciclisti vengono protetti dalle auto.

Se la maggior parte dei cittadini al mondo riuscisse a muoversi utilizzando i trasporti di massa avremmo un’immediata riduzione sia della domanda di autoveicoli personali che di livelli di emissioni conseguenti.

SOLUZIONI // TUTELIAMO LE RISORSE E RAGIONIAMO SUL CICLO DI VITA DEI PRODOTTI

Sono molteplici le risposte che possono essere messe in atto, a partire dalla riduzione dei consumi e dal ri-utilizzo delle batterie da vecchi supporti tecnologici, come telefoni, computer,…

Negli ultimi 10 anni, i litio estratto è pari mezzo milione di tonnellate e attualmente si trova proprio in accessori di elettronica prossimi all’obsolescenza e al disuso.

Anche per questo, dovrebbero essere applicate severe sanzioni alle case produttrici per evitare che vengano commercializzati prodotti elettronici e di elettrodomestici con obsolescenza programmata. Sicuramente i consumi avranno un calo, ma il mondo non può sostenere una continua  e immotivata riduzione del ciclo di vita dei prodotti.

ITALIA // MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

In Italia, con il neonato governo presieduto da Mario Draghi, è stato introdotto il ministero della Transizione Ecologica, ma non è ancora chiaro cosa rappresenti e dove vada ad agire a livello di investimenti. 

Quanto riuscirà a essere influente e significativo? Quanto sarà determinante come capacità di risposta ai bisogni urgenti nazionali di riqualificazione ambientale sostenibile?

Sarà innovativo cercando reali soluzioni o si sedimenterà in risposte all’interno dello stesso modello di business attuale, dell’industria automobilistica

Mario Draghi, durante le consultazioni, aveva anticipato che la tematica ambientale avrebbe innervato tutti gli ambiti degli investimenti. Successivamente, il neo ministro Cingolani ha pubblicato, attraverso la rubrica Green&Blue su repubblica.it, i 6 punti sui quali si concentrerà.

Tra questi ha espresso anche i suoi dubbi legati alla mobilità elettrica, citandolo “se anche volessimo sostituire l’intero parco veicoli globale immediatamente, le riserve di questi due metalli oggi non basterebbero a soddisfare la domanda, così come non basterebbe l’intera produzione elettrica oggi disponibile per garantire le ricariche”. Questo fa ben sperare sul reale impegno e sul peso specifico che avrà questo ministero, ma oggi è tutto da dimostrare.

ITALIA // LA GIGAFACTORY DI ITALVOLT

Italvolt investirà in Italia 4 miliardi per la realizzazione della più grande Gigafactory europea. Un sito di 300mila mq che ospiterà 4.000 lavoratori impiegati e circa 10.000 nuovi posti di lavoro complessivi tra diretti e indiretti entro il 2024.

L’impianto sarà progettato dalla divisione Architettura di Pininfarina, che si prefigge di realizzare l’edificio con metodologie costruttive DFMA , e sarà ottimizzato da Comau, leader mondiale nel campo dell’automazione industriale, per quanto riguarda l’innovazione e le tecnologie da applicare con particolari accorgimenti nel laboratorio di Ricerca e Sviluppo.

Un enorme investimento che vuole rispondere alla crescente domanda di auto elettriche, ma non all’effettiva riduzione delle emissioni globali di CO2. Si vuole dare un servizio per mere opportunità economiche aziendali, snobbando le reali necessità del mondo e dell’ambiente viste le pesanti implicazioni legate all’utilizzo e all’estrazione del litio. 

CONCLUSIONI // RISPOSTE LENTE E NON ADEGUATE

A livello internazionale non si sta quindi rispondendo né abbastanza in fretta né in maniera rivoluzionaria agli obiettivi di decarbonizzazione e di evoluzione sostenibile designati dall’UN nell’agenda 2030. Mancano solo 9 anni al termine fissato e non sono sufficienti se si continuano a proporre principalmente soluzioni timide e legate al singolo settore dell’industria automobilistica.

Bisogna agire armonizzando gli interventi in settori fondamentali, quali la politica industriale, la finanza e la ricerca e, allo stesso tempo, garantire equità sociale per una transizione ecologica adeguata. Bisogna essere visionari.